Wednesday, January 21, 2009

Dottore Dio - Part II


Il rispetto non dovrebbe mai essere unilaterale. Fare delle domande al proprio pediatra/medico non è una mancanza di rispetto, è l'inizio di un dialogo fatto di rispetto reciproco.

Una mamma americana ha scritto sul blog:

Perchè NESSUNO...NESSUNO è riuscito a dirmi che era Sordo? Perchè ci sono voluti 9 mesi per mettergli gli apparecchi acustici? Vorrei sapere per quale motivo tutti questi medici, audiologhi, infermieri e assistenti sociali non sono stati capaci di guardarmi negli occhi per dirmi che mio figlio era Sordo! Sembravo una tipa che non avrebbe potuto gestire una notizia di quel genere?? Sordo viene considerato una parolaccia fra tutti questi professionisti? PER QUALE MOTIVO NESSUNO E' RIUSCITO AD AIUTARE MIO FIGLIO??

Sapendo ciò che so adesso, Christian non avrebbe dovuto passare nessuna fase dello screening uditivo neonatale fatto in ospedale e nemmeno gli OAE che sono stati fatti in ambulatorio. Solo quando siamo arrivati a Hopkins qualcuno è stato capace di darci qualche risposta. Solo a Hopkins ci hanno guardato diritto negli occhi per dirci la verità, ciò che dentro di noi già sentivamo -- che nostro figlio era Sordo.


Un'altra mamma, fra l'altro sorda, aveva espresso le sue preoccupazioni alla pediatra di famiglia che l'aveva rassicurata che erano solo dei ritardi nel linguaggio per vari motivi e nient'altro. Invece, era nata sorda.


Negli USA i genitori fanno molte domande ed insistono nell'avere delle risposte. A causa dei vari casi di negligenza da parte dei medici, raccontati in abbondanza dai media, i genitori sanno che DEVONO fare delle domande, che non si devono accontentare. Quando arrivano in ambulatorio sono informati e bellicosi per cui i medici devono essere ben preparati ed aggiornati. Sappiamo tutti che è rarissimo che un dottore ammetta di non essere un esperto sugli argomenti della sua specializzazione.

Christina ha scritto:

Allora, eccomi qua. Sono passati 2 anni da quando è nato Christian, da quando abbiamo avuto quel primo screening all'ospedale con il bigliettino rosso e l'orsacchiotto sorridente. E sebbene due anni possono essere anche un lungo tempo, io sono ancora INCAZZATA in riguardo a come sono andate le cose e di quello che è stato fatto (o sarebbe meglio dire che non è stato fatto). In questo periodo ho imparato a controllare la mia rabbia nei confronti della sua ipoacusia. Ho imparato a vedere oltre. Tuttavia, in giornate come queste, quando ripenso alla prima parte del nostro percorso insieme a lui, mi arrabbio. E penso che mi arrabbiarò sempre.

Io capisco bene la sua rabbia. Jordan è nato a Baltimora e nonostante che noi avevamo espresso subito le nostre perplessità al pediatra Americano, lui diceva semplicemente che io ero nevrotica e considerava poco le mie preoccupazioni. Per superare questo senso di rabbia, nove anni dopo, durante un viaggio a Baltimora, l'ho voluto incontrare di nuovo e gli ho regalato una copia del libro che ho scritto insieme al mio babbo, "RALLY CAPS", dove c'è un personaggio sordo che porta l'impianto cocleare. Gli ho detto di regalarlo alla prossima famiglia con un bambino sordo. Lui ha cercato di scusarsi dicendo che quando è nato Jordan non c'era lo screening uditivo neonatale. Io ho risposto, "Lo so. Ma lei la prossima volta cerchi di ascoltare quando una mamma preoccupata esprime i propri dubbi". E sono tornata in Italia.

Ribadisco per la millesima volta, io sono stata eccezionalmente fortunata ad aver trovato medici qualificati e sensibili che non solo mi hanno ascoltato, ma che sono stati sinceri e continuano ad esserlo anche quando non riescono a rispondere alle mie domande. Questo è molto raro. I Pediatri hanno centinaia di bambini da curare, non possono conoscere tuo figlio bene quanto te. Tu sei un GENITORE...loro sono solo dottori.

Io faccio le mie ricerche e faccio molte domande per le quali esigo delle risposte...e voi?

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