Wednesday, July 31, 2013

Articolo in The Economist: Non ci piace...

 
Traduzione dell'articolo in The Economist:
(Roberto Ballerini;-))
Tecnologia e persone sorde

Ascolta!

La tecnologia che permette alle persone sorde di udire ha un aspetto negativo: minaccia le lingue dei segni

20 luglio 2013

Dall'edizione stampata

Nato sordo profondo, William Mager, un regista, ha acquistato un po’ di udito a dicembre. Si è trattato di magia tecnica, non di un miracolo: un impianto cocleare nella sua testa che trasforma suoni in segnali nervosi. Attivato in un luvente ospedale nel centro di Londra, ha dato il via a "probabilmente il giorno peggiore della miai vita", dice. Suoni aspri, robotici bersagliarono il suo cervello. Ora le cose stanno migliorando. I rumori stanno divenendo “più carnosi e più ricchi" mentre il suo cervello impara ad interpretare il chiasso.

Circa 220,000 persone in tutto il mondo hanno ricevuto impianti cocleari da quando le apparecchiature furono approvate negli anni ottanta. Esse permettono tipicamente alle persone sorde circa il 70% di un udito normale. È probabile che queste sembrino delle perfette buone notizie: certamente un po’ di 'udito è meglio di nulla?

Ma non tutte le persone sorde sono entusiaste o grate. Alcuni protestarono fuori dagli ospedali quando le nuove apparecchiature vennero introdotte. E’ degradante, loro provano, essere visti come un problema da riparare. E quei gadget minacciano la loro cultura. Sebbene il Sig. Mager usi ancora la lingua dei segni, le persone con l'impianto ed i loro amici, colleghi e famiglie ne hanno meno bisogno. Ciò mina la lotta degli utenti delle circa 200 lingue dei segni per essere riconosciuti come minoranze linguistiche.

Le nuove tecnologie significano più preoccupazioni per gli attivisti sordi. Un recente studio dell'Università di Miami conclude che in un decennio la maggior parte dei geni collegati alla sordità saranno identificati. Ciò potrebbe condurre ad un trattamento più facile (o, alcuni temono, ad abortire i feti che presentano tali geni). Gli impianti stanno diventando più ingegnosi, inoltre. Un bimbo di tre anni del North Carolina è il primo bambino in America per averne uno connesso direttamente al suo tronco encefalico. Un video commovente del bambino che sente suo padre parlare per la prima volta è diventato virale.

Ancora Joe Valente, un professore sordo di pedagogia all’Università Statale della Pennsylvania, punta a ricerche che mostrano il rischio di infezione dagli impianti cocleari, particolarmente per i giovani. Cita una ricerca che dimostra che bambini bilingui sordi, con o senza impianti, ottengano risultati migliori dei coetanei che imparino solamente lingue parlate.* Cristina Hartmann, un avvocato sordo di New York che ricevette il suo impianto all'età di sei, si lagna che neanche dopo un decennio di logopedia lei parli e senta come una persona normale. E il 70% di udito ancora è un handicap: certe tonalità possono essere non udibili e luoghi chiassosi possono confondere.

Più del 90% dei bambini sordi nascono da genitori udenti, che tipicamente prendono decisioni con poca conoscenza della cultura o della politica sorda. L'idea che la sordità non sia una disabilità, per esempio, colpisce molti estranei come perversa. Due casi negli ultimi anni di coppie sorde che cercavano donatori di sperma congenitamente sordi per assicurarsi discendenti sordi provocarono una copertura derisoria da parte dei media. Inoltre la cultura sorda non è solo dominio degli ideologi. Nei circoli dei segnanti, ogni persona ha un nome-segno, di solito basato sull’aspetto fisico.

Un uomo con un grande naso, per esempio, potrebbe essere nominato con un gesto stile Pinocchio. I costumi sociali distinti abbondando: accendere e spegnere le luci di una stanza per ottenere l’attenzione, per esempio. I rave sordi, con bassi scuoti-organi e rapper in lingua dei segni, hanno un grande seguito; altrettanto per il teatro sordo. Migliaia di atleti prenderanno parte alle Deaflympics in Bulgaria questo mese.

La tecnologia potrebbe cancellare tutto questo. In America la percentuale di bambini sordi istruiti tramite lingua dei segni è precipitata dal 55% al 40% lo scorso decennio. Gli altri Paesi mostrano andamenti simili. La sordità non scomparirà, dice Trevor Johnston, un professore di linguistica all'Università di Macquarie in Australia, ma ha bisogno di essere studiata almeno come una reliquia culturale prima che scompaia.

Colin Allen, presidente della Federazione Mondiale dei Sordi, un gruppo per i diritti umani con sede ad Helsinki, dice la vera preoccupazione non è riguardo la tecnologia stessa, ma riguardo la percezione che la lingua dei segni sia ridondante. Una convenzione dell’ONU sulle disabilità potrebbe fornire qualche protezione: la lobby sorda in Kosovo la usò in una campagna per la protezione legale della loro lingua e cultura. In Sudfrica aiutò a plasmare la politica nazionale che incoraggia coloro che escono dalle scuole fluenti in lingua dei segni ad insegnare agli studenti sordi.

Di nuovo?

L'ironia è che, anche mentre la lingua dei segni è in declino fra le persone sorde, sta attirando nuovi aderenti tra gli udenti. Un libro chiamato "Baby Signs", pubblicato in America nel 1996, ha dato vita ad una impresa che insegna a segnare a bambini udenti in più di 30 paesi. Afferma che bambini udenti che imparino qualche lingua dei segni sono avanti ai loro pari di 12 punti di Quoziente Intellettivo ad otto anni di età. La Gran Bretagna progetta di introdurre un GCSE (un esame sostenuto di solito dai sedicenni) in lingua dei segni. In America 90.000 studenti universitari la studiano: un dato che è cresciuto di otto volte dal 2000, e pressoché uguale a quello degli studenti di tedesco.

*Correzione: Questo articolo è stato modificato il 25 luglio per rendere chiaro che la ricerca citata sui risultati scolastici migliori per coloro che usano la lingua dei segni si riferisce a bambini sordi bilingui, non solo a quelli che segnano e hanno impianti.

Dall'edizione stampata: Internazionale
Dopo aver letto questo articolo, genitori da tutto il mondo hanno scritto lamentando della povera sostanza e mancanza di informazioni corrette. Inoltre, sulla pagina online, la persona citata che era stata impiantata all'eta' di sei anni ha scritto che era stata' citata fuori contesto.
The Economist ha inviato una lettera uguale per tutti a tutti coloro che hanno mandato le risorse che contradicono le informazioni dell'articolo:
Grazie per la sua lettera riguardo al mio articolo su persone sorde e tecnologia. Siamo sempre contenti quando i lettori ci scrivono o postano commenti sul sito, anche quando sono indisaccordo con i nostri articoli. La nostra Mission ci impone di "prendere parte ad una competizione impegnativa tra intelligenza, che spinge in avanti, ed una indegna, timida ignoranza". La sua lettera - una delle tante che abbiamo ricevuto su questo argomento - ci sprona a questa "impegnativa competizione".
Vorrei chiarire che il mio pezzo non screditava gli ic o altre tecnologie che aiutano le persone con difficoltà di udito. Infatti abbiamo chiarito in più puinti nell'articolo che questa tecnologia funziona, che sta migliorando e che è largamente adottata più frequentemente. Ma volevamo anche evidenziare il fatto - altamente sorprendente per molti - che non è universalmente popolare. Per molti dei nostri lettori, l'idea che le persone sorde non vogliano ogni possibile aiuto per sentire sembra sorprendente. Il nostro scopo nell'articolo era di spiegare questa controversia: il ruolo della cultura della lingua dei segni nelle comunità sorde e le preoccupazioni che circondano la sua sopravvivenza se i bambini ricevono l'ic in tenera età e non imparano la lingua dei segni.

Ripeto: gli ic sono un meraviglioso pezzo di tecnologia. In un mondo prevalentemente udente i benefici per le persone sorde che siano capaci di udire possono essere grandi. Il pezzo non intendeva dissuadere le persone dall'ottenere un impianto e non diceva che quelle con l'impianto abbiano qualcosa di sbagliato. Ma esso cercava di spiegare perché alcune persone sorde possano non voler prendere questo corso di azione e possano essere preoccupate che qualcun altro voglia farlo. Benché sostenitori degli ic abbiano criticato l'articolo, abbiamo avuto anche feedback positivi da persone sorde che non amano l'approccio puramente medico al deficit uditivo. Uno di loro ha scritto: “Io non vorrei una pillola che mi desse il 100% di udito, non più di quanto vorrei una pillola che mi desse la pelle bianca se fossi nero.”

Abbiamo commesso un errore fattuale nell'articolo, che ora abbiamo corretto online, riguardo alla ricerca sui bambini sordi che ottengono risultati migliori a scuola quando imparano la lingua dei segni. Siamo sempre grati quando le persone ci indicao errori perché significa che possiamo correggerli ed evitarli in futuro.

Chiaramente questo argomento è uno molto sensibile per le persone sorde, i loro amici e le loro famiglie. Non possiamo coprore ogni aspetto dell'argomento in un solo piccolo pezzo (siamo vincolati dai limiti fisici della carta stampata) e inevitabilmente qualche lettore desidererà che abbiamo incluso altri argomenti in una differente prospettiva. Posso solo dire che torneremo di nuovo in futuro sull'argomento e che speriamo che lei continuerà a leggerci anche se non sarà sempre d'accordo con noi.

Cordiali saluti

Guy Scriven
Rachel Chaikof porta in avanti la battaglia, puoi seguirla sul www.cochlearimplantonline.com 

Tuesday, July 23, 2013

Io ti ho detto NO!


Quando ero piccola, piu' spesso che ricevere un "Si'" come risposta, sentivo dire la parola "No" alle mie richieste.
"Posso comprare un'Atari?? Per favore, per piacere, mi rendo conto che costa tanto, ma io studio sempre, porto a casa dei bei voti, posso per favore avere un'Atari??"
"No, Jodi, se tu vuoi un'Atari, dovrai pagartela da sola. Io lavoro come un cane per sostenere tu e tua sorella, e io non ho i soldi da parte per comprare cose extra," mi disse la Mamma.
Volevo veramente tanto quella dannata Atari!
Tutti giocavano a Pac-man, Caterpillar, Frogger e Asteroids ed io ero l'unica senza un'Atari.
Percio', all'eta' di 13 anni iniziai a fare la babysitter. Ho fatto la babysitter per tutto il quartiere. Ho risparmiato i soldi del compleanno, e piano piano sono riuscita a mettere da parte 80 dollari

Il mio patrigno mi ha accompagnato al negozio. Mentre eravamo li', mi chiese se volessi comprare l'Atari usata dai miei fratellastri, funzionava bene quanto una nuova ma per la meta' del prezzo, ma io gli risposi di No. Io volevo un'Atari nuova. Avevo lavorato sodo per guadagnarmela e volevo una nuova, tutta mia.
Ho comprato l'Atari e mi sono innamorata di Frogger.
Sei mesi dopo andavano di moda dei maglioni colorati e tutti ce l'avevano nella mia scuola. Ho fatto la babysitter ogni weekend e ho guadagnato abbastanza soldi per comprare anche quello.

Quando avevo sedici anni, mio padre mi disse "Io ti comprero' una macchina se tu paghi l'assicurazione ogni sei mesi". L'assicurazione costava 380 dollari ogni sei mesi. Io giocavo a sport, studiavo e facevo la babysitter. Ho ringraziato mio padre e ho detto di si'. Ho preso un'altro lavoro ad un fast food. Io ho pagato la mia assicurazione ogni sei mesi e ho messo da parte altri soldi per cio' che mi serviva.


L'unico modo di proteggere me stessa da un "NO", e' stato di  impegnarmi nel lavoro per poter trasformarlo in un "Si'".
Ho appena iniziato un libro "The Good Life" by Hugh Mackay che tratta il fatto che la nuova generazione che entra nel mondo di lavoro ha vissuto un'esistenza troppa protetta. I loro genitori gli davano talmente tanto incoraggiamento e cosi' tanti "Bravissimo", "Guarda come sei bravo", "Avra' sbagliato la Maestra, ma almeno hai fatto del tuo meglio", che quando la realta' del fallimento e la parola "NO" vengono sbattute nelle loro faccie e toccano le loro vite perfette, vanno subito in depressione.

Io ho sentito "Tu NON PUOI insegnare l'Inglese al tuo figlio".
Io ho sentito "Tuo figlio NON E' candidato per un impianto cocleare".
Io ho sentito "Ti do sei mesi in Italia prima che torni con la coda fra le gambe".
Io ho sentito "Tu NON ce la farai MAI senza il mio aiuto".
Io ho anche sentito dire "Senza di me sei INCAPACE".

Vorrei ringraziare la Mamma, il mio Babbo, il mio Patrigno, i miei Nonni e qualsiasi persona che mi abbia mai detto la parola "NO".
Io ho imparato il valore nel far diventare quel NO assordante, un "SI'" potente.


(Ringrazio Sofia Madyson Del Dottore per la traduzione dal testo originale in inglese.)

Monday, July 15, 2013

Ci Pensa Lo Sport...

3174239_logo_fssi_420px 
Mamma:
..e' un estate bellissima!!!! i e' capitato tutto all improvviso e grazie a questo forum sono stata contattata dalla FSSI federazione sport sordi italia...Alice ora fa parte della squadra nazionale volley ....non sapevo nemmeno esistesse una federazione che copre un po' tutti gli sport e che organizza raduni gare campionati per dare modo ai ragazzi, e agli adulti di esprimersi al meglio......E' un opportunita' fantastica e per me mamma eternamente in ansia e' stato un modo per confrontarmi con genitori e ragazze di realta' diverse. Il timore di Alice era giocare senza impianto...era capire e capirsi con le compagne senza sentire e la tensione al primo raduno e' stata forte......ieri siamo tornati dall ultimo raduno prima della partenza per le deafolimpics a SOFIA Bulgaria e la tensione ha lasciato spazio all entusiasmo e alla consapevolezza che e' una grande occasione quella che ci e' capitata.....FORZA ITALIA FORZA ALICE
Alice: 
Porto l' ic dal 2010..! Inizialmente ero incerta, ero indecisa se partecipare o meno al raduno, non sapevo cosa mi sarei trovata davanti in quanto nella vita di tutti i giorni interagisco solo con normoudenti.. Poi mi son detta:' perché non provare?' Ammetto che al primo allenamento ero del tutto spaesata e mi sentivo DIVERSA IN UN MONDO CHE INFINE ERA MIO, tutti erano senza protesi, mentre io ero l' unica a portare l' ic anche durante lo sport.. Al secondo raduno, quindi al secondo allenamento ho provato a togliere l' ic.. La prova di coraggio più bella: ERO NORMALE! Un mondo che mi appartiene dove ci si capisce, ci si confronta e ci si vuole bene!
L'Allenatore
Ciao a tutti, mi presento sono Stefano Bernardi ed ho il piacere e l'onore di allenare la nazionale di pallavolo femminile delle sorde. Alla Mamma ed Alice dico: sono IO che ringrazio voi per la disponibilità che avete sempre mostrato e soprattutto per esservi messe a disposizione senza alcuna preclusione e soprattutto per il CONTAGIOSO entusiasmo con cui state vivendo questa avventura. A tutte le altre persone posso solo mandare un invito a conoscerci, a venire a qualche nostro raduno e/o amichevole, le porte sono aperte SEMPRE E COMUNQUE a tutti, senza alcuna preclusione o limitazione, di nessun tipo.....intanto però, se non avremo occasione di trovarci vi chiedo di unirvi a tutti coloro che, a Sofia o da casa, sosterranno la nazionale, abbiamo bisogno ANCHE del vostro tifo.
Potete visionare il sito qui. 

Tuesday, July 9, 2013

L'Impianto Cocleare e il Telefono- Emergenza Stradale

Domenica scorsa la moto mi aveva tradito, mi aveva lasciato a piedi ed ero costretto a chiamare il soccorso stradale. Per un attimo, avevo pensato di chiedere aiuto alle persone in zona ma quella volta, avevo deciso di provare per conto mio. Tempo fa ero molto più refrattario davanti alle chiamate, se squillava il cellulare, mi rimbalzavano nella testa frasi del tipo: "ma se non ci capisco niente come faccio?", "ma la sua voce non la conosco!", "e se parla troppo veloce?", "non voglio fare brutta figura!". 

Ecco, tutte queste seghe mentali le avevo già messe da parte. Mi sono fatto coraggio ed all'occorrenza, ero psicologicamente pronto a chiedere in modo cortese, di parlare più lentamente, senza farmi prendere dall'agitazione. Ed è proprio in quel momento in cui realizzi che... 
... ti chiede cosa è successo... 
... ti chiede nome e cognome... 
... ti chiede la targa della moto...
... ti chiede la data di immatricolazione per la garanzia...
... e ti dice che entro 45 minuti, sarà sul posto con il carro attrezzi... 

 Da lì, senza poter prevedere cosa sarebbe successo durante la chiamata, capisci che hai fatto una cosa enorme... una cosa che fino a qualche anno fa, era sempre impossibile per te. Queste sono le belle cose della vita, vanno assaporate e vissute fino in fondo!!! 
Voglio precisare che prima di prendere confidenza con il cellulare, ho dovuto aspettare almeno 3 anni dall'intervento, senza dimenticare una buona dose di volontà e motivazione da parte mia. Questi sono risultati che si conquistano un passo per volta, perciò Gabriele, ti consiglio di salvare le parole che hai scritto in questo post perché tra qualche anno, rileggendole, non potrai che sorridere.
Ing. Nicola Battista

Tuesday, July 2, 2013

Dopo 17 anni, Lui sente il Mare


Per gli ultimi 17 anni mio figlio non sentiva sotto l'acqua. Adesso grazie all'Acqua Accessory della Cochlear, puo' sentire sotto acqua, sulla spiaggia e veramente vivere il mare. La sua reazione, "Ho sentito il suono del mare".