Wednesday, June 1, 2011
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Sordi invisibili. Parla il Comitato genitori disabili uditivi
Una lettera che vuole fare chiarezza sulla proposta di legge per il riconoscimento della Lingua dei segni: a scriverla è il Comitato nazionale genitori familiari disabili uditivi. A loro parere, il riconoscimento significherebbe non ascrivere più i sordi nella categoria disabili. Diventerebbero minoranza linguistica. "Chiediamo allo Stato di procedere rapidamente alla definizione di un piano nazionale di prevenzione e trattamento"
lettera scritta a mano
ROMA - Sordi non più disabili, ma minoranza linguistica. Rinunciatari dunque di tutte quelle tutele economiche, sanitarie, sociali e lavorative previste dalle norme sulla disabilità. E' questa la preoccupazione espressa dal Comitato nazionale genitori familiari disabili uditivi in una lettera, il cui scopo è quello di fare chiarezza sulle giornate di lotta, ma anche di dissenso, che hanno accompagnato la discussione parlamentare sulla proposta di legge (C.4207) che introduce il riconoscimento della Lingua italiana dei segni (Lis)
"Gli audiolesi, nati o diventati sordi profondi bilaterali entro il terzo anno di vita ed unici ad avere problemi nell'apprendimento della lingua, sono in Italia - scrive il Comitato - lo 0,04% della popolazione, cioè solo 23mila su 60 milioni di abitanti, con in media 2 nati all'anno per provincia. Di questi 23mila, oltre il 90% ha genitori udenti. La dispersione geografica di questi in tutto il paese, insieme alla mancanza di una radice culturale comune fa cadere i presupposti per una comunità e quindi per una lingua naturale e identitaria dei sordi. La sordità è una disabilità e non può costituire tratto aggregante di una comunità".
"Chi sostiene il riconoscimento della Lis deve essere conscio - continua la nota - che questo significa un cambiamento di status per cui i sordi non sarebbero più disabili, ma appartenenti ad una minoranza linguistica. Ne consegue che essi dovrebbero rinunciare a tutte le tutele economiche, sanitarie, sociali e lavorative previste dalle norme sulla disabilità per usufruire altresì di quelle previste per le minoranze linguistiche. In sostanza si deve scegliere se essere disabili o minoranza linguistica, le due cose sono tra loro incompatibili. Per tutti coloro che utilizzano o desiderano utilizzare la comunicazione gestuale, la Lis, il diritto è tutelato e consolidato dalla Legge quadro n.104/92 e per la frequenza all'Università dalla Legge n.17/99".
"Come già sostenuto dalla Comunità Scientifica, se viene messo in atto un adeguato protocollo sanitario, educativo e scolastico - fa notare il Comitato nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi - tutte le persone audiolese possono raggiungere un'adeguata competenza cognitiva e linguistica". (...) "Per raggiungere l'obiettivo della piena inclusione, come la Comunità Scientifica ha riaffermato, è necessaria la messa in atto di un adeguato protocollo sanitario, educativo e scolastico che sia unico a livello nazionale e non disomogeneo a seconda delle diverse politiche Regionali. Nello specifico, tale protocollo comprende screening neonatale, diagnosi, protesizzazione o impianto cocleare e abilitazione alla parola. È solo in questo modo che i nostri figli saranno liberi dall'handicap dato dal deficit uditivo e dall'assenza della lingua orale e la loro disabilità sarà minimizzata, con grande vantaggio sociale economico e culturale".
"Noi genitori - continua la lettera - chiediamo allo Stato di procedere rapidamente alla definizione di un piano nazionale di prevenzione e trattamento della disabilità uditiva, che parta dallo screening neonatale obbligatorio in tutti i punti nascita d'Italia entro i primi 3 o 4 giorni di vita. La diagnosi precoce deve significare anche l'accesso ai servizi sanitari definiti dallo Stato e realizzati dalle Regioni finalizzati alla protesizzazione o impianto cocleare e alla abilitazione alla lingua orale in modo conseguente, coerente, e prioritario".
"Solo e soltanto questo percorso è l'irrinunciabile premessa e condizione per la formazione del Cittadino Italiano e per perseguire l'inclusione e la piena cittadinanza e lo Stato non può trascurarlo, abbandonando i genitori nel sopportarne il peso. Lo Stato deve completare l'opera intrapresa assicurando la copertura organizzativa dell'intero percorso, sopportando tra l'altro un onere economico che ha termine con la raggiunta indipendenza, la piena inclusione. Altri e diversi percorsi sono, al contrario, fonte di oneri economici inesauribili, destinati a segnare la diversità, l'emarginazione e l'autoreferenzialità di gruppo".
"Noi genitori, in conclusione, chiediamo la piena esigibilità del diritto alla salute, l'informazione tempestiva e il sostegno alle famiglie, l'attivazione di azioni e percorsi verso l'uguaglianza, l'ottimizzazione degli interventi e degli investimenti, una vera politica di inclusione sociale che porti le persone con disabilità uditiva ad apprendere la lingua orale, ad essere cittadini fra i cittadini". "Per queste ragioni e per queste finalità, da noi considerate livello alto di civiltà, chiediamo il ritiro della proposta di legge 4207".
Comitato nazionale genitori familiari disabili uditivi
(26 maggio 2011)
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