Monday, April 26, 2010

Strada Facendo...


Ho conosciuto Lilly su facebook, una persona con una grande sensibilità che ha iniziato a scrivere anche lei un blog...
Guardando indietro nel tempo....

Infanzia felice, senza la consapevolezza di quello che ero. Ma allora l'udito era un pò meglio. Gli anni teneri, le amicizie che facevo con leggerezza, le vacanze, i giocchi, anni spensierati, ancora lontani dalle domande esistenziali: "Perchè io? Perchè sono cosi? Perchè non sento anch'io come loro??"...

Portavo l'apparecchio acustico e seguivo la scuola normale tra gli udenti. Allora il mondo per me non era diviso in due, gli udenti e i sordi. Fra di loro io mi sentivo come loro e nei primi anni la proverbiale cattiveria dei bambini-oggi credo che per questa cattiveria sono colpevoli i genitori con le loro mentalità chiuse-non mi toccava ancora. Io non mi sentivo diversa nemmeno se sapevo che solo io da tutta la classe portavo un apparecchio che mi aiutava a sentire, di cui ero e saro dipendente per tutta la vita.

Per me era tutto naturale, convivo con questo da piccola e fa parte dalla mia personalità. Non è questo che mi ha marchiato di più come credevo sempre, con il tempo mi sono accorta che il più grande dolore è stato quello di vivere chiusa in questo paesello, che la mia lotta per uscire è fallita e allora credevo davvero che io sono fallita. Il dolore di essere costretta a vivere con i miei momenti di depressione, di vuoto immenso, sotto la cupola di vetro.....dove i miei, certamente ancora più marchiati di me, credevano nella loro mentalità semplice che mi proteggessero di ferite.

Oggi capisco, ogni genitore di bambino sordo vuole proteggere il figlio, ma io non farei mai questi errori di chiudere dentro una cupola il figlio, perchè non lo proteggi ma con il tempo gli fai male, cresce debole, noncombattente. Non giudico i miei genitori, gli voglio molto bene, oggi sò bene che cosi erano loro a quei tempi, mi hanno dato tutta l'amore, sicurezza, ma non mi bastava per imparare a vivere come adulto. Io ho imparato oggi, dal mio passato, che il figlio ha bisogno delle esperienze per imparare a vivere, che solo affrontare si vive la vita, che anche di dolori e fatta la vita, di disillusioni, cadute....e cosi impari a rialzarti e affrontare meglio.

Nell'adolescenza non ero per niente serena, incominiciavo pian piano a vivere dietro la mia sordità, a far nascere i miei complessi di inferiorità. Mi fa male guardare indietro, ma forse troverò la guarigione scrivendo della mia realtà vissuta o quello che vivo adesso.

Certamente questo mio vivere costretta qui è legato anche all'udito, l'udito mi ha condizionato il destino. Sono nata in un mondo rurale, con i pregiudizi e le mentalità vecchi da sempre, secondo cui la vita si doveva sistemare....cosi erano i tempi di allora, oggi sono un pò cambiati. Non dimentico che allora vivevamo la piena dittatura, erano tempi chiusi....io non sentivo la mancanza di certe cose nella dittatura perchè vivendo in campagna avevo tutto, non mancava il cibo, invece nelle città la vità era drammatica, ma credo che non si sentiva, era una dittatura nascosta. Cosi ho avuto l'infanzia felice.

Ma mi mancava qualcosa eppure.... sono stata sfortunata in questo mio piccolo mondo rurale, psicologicamente sono cresciuta lento, mi sono alzata ancora più lento dalle mie cadute e soffrivo tanto per una piccola e insignificante ferita in amore.....perchè non capivo il senso della vita. E non avevo nemmeno il coraggio di affrontare cose diverse di quello che sapevo io nel mio orizzonte limitato, chiuso...sognavo ma non avevo coraggio di credere in un sogno e di affrontare la dura realtà per compierlo, magari provare....avevo paura di altre cadute, di altre sofferenze.

Quella sofferenza che vivevo atroce sulla mia pelle, nella solitudine, nella disperazione, sofferenza che provavo perchè sognavo una vita diversa, sognavo di non sentirmi più emarginata, per me era una sofferenza totale, non avevo forza per le altre sofferenze da affrontare, mi sentivo talmente debole. E cosi mi sono rifugiata ancora di più sotto questa cupola di vetro, nei miei sogni, nei libri pesanti e di cultura universale-solo perchè non trovavo niente che mi stimolasse a vivere...
Alla scuola i miei collegghi diventarono più cativi, maleducati, e se sentivo la parola "sorda" mi feriva molto.... Il mondo era diviso in due, "normali" e "handicapati", una discriminazione sensa senso, che nemmeno oggi non è sparita. Ero molto sensibile e non combatevo, non rispondevo con una parola per difendermi. E non avevo amiche del cuore nemmeno alla scuola, per me è chiaro oggi che le discriminazioni erano forti.

Sognavo a fare il liceo ma sentivo sempre la mentalità dei miei, da piccola sentita: "tu non puoi".... e cosi mi era stato tolta la fiducia in me stessa. L'udito mi impediva a capire bene le lezioni e i proffesori e sinceramente non ero brava in matematica, chimica, fisica, le materie che nemmeno oggi non amo, e non capivo un tubo quando una collega stava provando a spiegarmi.

Ero attirata moltissimo dalla literatura, materie "calde" e non freddi come la matematica. E cosi, finita la scuola, dove andare? Che sognavo io del futuro? Non avevo una minima idea.

Avevo un parente, una donna che faceva a quei tempi la ricamatrice. Ha ragione chi ha detto che il nostro destino è a volte influenzato di stradelle vicine...che potevo fare altro allora?? Avevo finito un anno prima i 10 anni di scuola, e punto...punto morto! Avevo 18 anni, e sono andata da lei in una città vicina a imparare il mestiere di ricamatrice tradizionale, ma non a mano, con la macchima di cucire. Il punto è che mi piaceva molto, e lo facevo benissimo, ma finite le "lezioni" di ricamo e rientrata da quella città dove ero andata con l'illusione di uscire da qui e con la speranza che potrò vivere poi li, magari lavorando, ripeto, rientrata nel mio paesello....di nuovo momenti di depressione... ho lavorato cosi, a casa, per 12 anni, indipendetemente ma senza fare un granchè economico, avevo un'occupazione ma anche tantissima solitudine.

Perchè non sono andata a lavorare in una azienda com'erano allora? Perchè mi hanno prima detto che serve l'esperienza...e poi non riuscivo a lavorare a comando, un numero altissimo di pezzi....avevo paura di diventare una schiava a norma, e lo sapevo che ero troppo lenta, mi piaceva lavorare, fare con lentezza una piccola arte e non a comando.

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