Wednesday, April 28, 2010
La Giungla Sonora...L'Esperienza Continua
(Grazie Andrea, le tue parole riescono a chiarire tantissimo per una mamma che non riesce ad essere dentro gli orecchi del proprio figlio per capire esattamente ciò che vive, e questa è una sensazione terrificante per un genitore che deve fare certe scelte...domani la seconda parte..)
PRIMA PARTE
Venti giorni dopo….
Buongiorno a tutti, dopo tre settimane di attivazione dell’impianto, pari a circa
venti giorni di esplorazioni sonore, senza alcun “mappaggio” specifico, ecco lo
sviluppo della situazione. Faccio sempre notare che le impressioni sono personali e
potrebbero non essere condivise da altri.
La prima cosa da segnalare –non me l’ha fatta notare nessuno, ci sono dovuto
arrivare da solo con continue prove – è che uno dei suoni, particolarmente
fastidioso e somigliante a una serie di velocissimi ticchettii uno dopo l’altro, è
un suono “immaginario”, percepito solo chi porta l'impianto, dovuto probabilmente
all’accensione dell’impianto e alla messa in azione. Questo suono dura una ventina
di minuti, dopo di che si attenua e scompare. Se al termine della giornata
l’impianto viene spento e subito dopo riacceso, ricompare il ticchettio, ma stavolta
la sua durata è limitata a un paio di minuti.
Se si “stacca” l'impianto mentre è
acceso, e subito dopo lo si riposiziona, non vi è alcun ticchettio di sorta, Ne
deriva che questo rumore è dovuto solo all'azione di accensione. Non vi è modo di
far sparire il ticchettio, invero fastidiosissimo, dal momento che ad ogni
spegnimento e accensione dell’impianto inevitabilmente si ripropone. Se ne deduce
che sia una sorta di “riscaldamento del motore”. Non è possibile nemmeno “far
riscaldare” l'impianto qualche minuto “a vuoto” e poi metterselo (evitando così il
ticchettio), dal momento che si spegne automaticamente dopo pochi istanti, se non
viene messo in posizione (probabile funzione risparmio energia).
Ho fatto un po' di prove in ambiente perfettamente isolato e silenzioso, ed ecco
quello che è venuto fuori.
Un fatto davvero singolare, anzi forse il più singolare di tutti, è stato lo
scoprire il PERCHE’ i suoni sono così diversi da quelli precedenti. In sintesi: con
le protesi acustiche noi sordi profondi sentiamo prevalentemente i suoni gravi e
quasi nulla degli acuti; con l’impianto, all’opposto si sentono prevalentemente i
suoni acuti rispetto ai gravi. Questo che significa? Significa che mentre
l’estremità “grave” dei suoni rimane così com'è, l’estremità “acuta” si arricchisce,
si dilata, si allarga, si riempie di suoni. In altre parole, i suoni acquistano
anche delle tonalità che prima erano inudibili.
E in cosa si traduce tutto questo? Si traduce in fenomeno che fa sorridere, ma è
molto reale e, per chi lo prova, come il sottoscritto, sconcertante: le voci umane
sembrano quelle dei cartoni animati.
Provando ad ascoltare le persone, in assenza di altri suoni, sembra di sentire Pippo
Pluto e Paperino, Quack! Quack! Oink! Oink!
Se invece i suoni non sono voci umane, ma suoni ambientali, sembra di sentire
“rumori da videogiochi”. Chi negli anni passati giocava con i videogiochi da bar
capisce cosa intendo. I suoni vengono “dilatati” verso la tonalità acuta, assumendo
un connotato irreale al quale forse toccherà farci l’abitudine . Il rumore ad
esempio dei tacchi sul pavimento, che prima erano un suono grave e pesante, adesso
acquistano una tonalità acuta accanto a quella grave. Lo stesso dicasi degli altri
rumori ambientali. E l’effetto finale è quello “da videogioco”: WOP! WOP! TIIING!
TIIING! WUP! WUP! BLIP! BLIP!
La situazione è di massima confusione perché non si sa più cosa si sta ascoltando:
quel suono era una signora che camminava con i tacchi alti, oppure era “PACMAN” ?
E’ assolutamente scontato, in questa situazione, che la comunicazione interpersonale
avviene mediante la lettura labiale, come prima.
Altra sensazione: il volume generale dell'impianto sembra essere inferiore a quello
dell'apparecchio. In altre parole: con l'impianto il volume sembra più basso. Con
l'apparecchio i suoni gravi sono tonanti e prepotenti, con l'impianto più delicati.
(spiegazione: in questa fase iniziale il volume è tenuto volutamente al minimo)
Ho avuto un incontro con un amico esperto in acustica, il quale era molto curioso di
vedere un orecchio bionico in funzione, per saperne di più (curiosità peraltro
ricambiata). Al termine di una lunga chiacchierata e di prove più o meno empiriche,
mi è stato suggerito che l’udito attuale è “provvisorio” e “irreale”, soprattutto
perché l’udito delle persone normale ha una curva “a campana”, in cui i suoni acuti
vengono uditi in maniera progressivamente peggiore, mentre il sottoscritto ha
attualmente un udito a “linea orizzontale”, nella fattispecie a 4000 HZ si hanno
grossomodo gli stessi risultati che a 250 Hz.
(spiegazione: tutte le frequenze sono state “accese” alla medesima maniera per
stimolare il senso uditivo in generale.)
Interessante notare come sia possibile decidere dall’esterno se far sentire di più o
di meno alcuni suoni (qui ti faccio sentire di più, qui ti faccio sentire di meno);
per chi ha portato sempre apparecchi acustici analogici, e NON digitali, la
differenza si sente enormemente.
Estremamente imbarazzante, invece, è lo scoprire di udire suoni che non vengono
avvertiti da molti “normoudenti”, che forse a questo punto tanto normoudenti non
sono, come ad esempio il ticchettio di un orologio a qualche metro di distanza.
E’ opportuno ricordare infine, che il suono è QUANTITATIVO e non qualitativo. Ciò
significa che il tic-tac dell’orologio viene udito, ma non si sa che quello è il
rumore dell’orologio, fino a quando qualcuno non te lo dice. Fino a prova contraria,
potrebbe essere un uccellino che cinguetta sul balcone, oppure la goccia d’acqua che
cade con insistenza dal rubinetto, oppure qualsiasi altra cosa. A me personalmente è
capitato di confondere il cinguettio degli uccelli con l'abbaiare di due cani in
lontananza.
Mi riesce difficile anche solo descrivere lo stato di confusione in seguito a una
cosa simile.
Questa incapacità di decodificare i suoni è probabilmente l’aspetto peggiore della
questione. Essere avvolti da un miliardo di suoni senza capirli è qualcosa di
difficilmente spiegabile. Molta gente si esalta al pensiero che “finalmente ci
senti!”, ma in realtà non basta udire, bisogna anche CAPIRE quello che si sente,
altrimenti siamo al punto di partenza.
Scontato, e anche un filo poetico, l'accostamento con l'udito del neonato, tu sei
come un neonato, è come se uditivamente fossi nato dieci giorni fa, i neonati
all'inizio sentono ma non capiscono, tu sei come loro, devi portare tanta pazienza,
eccetera.
A 40 anni fa un certo imbarazzo sentirselo dire.
Paragone tra impianto- apparecchio acustico. Qui si passa dal giorno alla notte. Non
c’è un solo punto di contatto tra i due modi di sentire. Con l’apparecchio il suono
“passa attraverso l’orecchio”, con l’impianto il suono “è in testa”. E già questo
basterebbe a spiegare la differenza.
Con l’apparecchio acustico il suono, se la fonte si allontana, è avvertito come
sempre più fiacco e “lontano”. Con l’impianto, al contrario, il suono è sempre
uguale, se la fonte è a zero centimetri oppure cinquanta centimetri di distanza è
esattamente la stessa cosa, a meno che la fonte non sia davvero lontana.
Questo provoca un corollario abbastanza fastidioso, ma tutto sommato sopportabile:
con l’impianto MANCA la direzionalità. Nel senso che non si può dire se il suono è a
destra, sinistra, in alto o in basso, vicino o lontano. Il suono c’è, oppure non
c’è.
Con l’apparecchio il suono è “sporco”, sembra che attraversi strati e filtri prima
di venir percepito, l'informazione sonora si disperde, con l’impianto invece il
suono è “pulitissimo”.
La sensazione di suono “dentro la testa” è difficile da spiegare, e se il suono
arrivi da destra o da sinistra, sia vicino o lontano, nulla cambia: viene percepito
sempre allo stesso modo.
La sensazione di essere in un altro mondo rispetto a prima comunque la si riceve
ascoltando i suoni delle singole consonanti. Chi porta l’apparecchio acustico sa è
perfettamente inutile pronunciare il suono delle lettere “esse” o “effe”: non si
sente nulla.
Con l’impianto, è con immensa sorpresa che si sente che ambedue queste consonanti
non sono mute, ma hanno un suono, non solo, ma differente tra loro: “ffffffff” e
“ssssssssss” , con uno sbuffo di aria differente, che produce un suono diverso, e,
quindi, potenzialmente riconoscibile.
Con l’impianto il suono sembra certamente più “portatore di informazione”: se solo
si riuscisse a capire di che suoni si tratta!
C’è un aspetto favorevole alla protesi piuttosto che all’impianto? Si, almeno uno: i
suoni gravi sembrano più forti e definiti con l’apparecchio tradizionale, con
l’impianto sono più morbidi e sfumati, e il suono grave per poter essere ben
apprezzato, deve essere “potente”. Da questo punto di vista, è un punto a favore
dell’apparecchio acustico.
Sia ben chiaro che tutte le considerazioni di cui sopra valgono in ambiente
silenzioso, dove vi è possibilità di selezionare un solo, singolo suono, e fare
osservazioni su di esso. E chiaro che se siamo in presenza di tanti suoni allora si
torna alla giungla sonora, al minestrone di suoni, e tutte le osservazioni vanno a
farsi benedire.
Una cosa positiva è che la giungla sonora non è “dolorosa”, forse anche perché il
volume è tenuto al minimo, quindi non arreca fastidio, ma solo una sensazione di
frastuono inestricabile.
Capitolo Acufeni: ovvero, i fastidiosi ronzii all’orecchio che spesso e volentieri
rendono la vita impossibile. Sono meno fastidiosi del solito, in quanto vanno “in
sottofondo”, mentre prima erano i suoni preponderanti ancorché immaginari. Gli
acufeni continuano a essere una presenza fastidiosa, ma, essendo in sottofondo, se
non altro sono più sopportabili.
Se si riuscisse a farli scomparire del tutto sarebbe cosa magnifica...
*A Domani*
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