Stavo cercando le informazioni sulle cellule staminali e sull'audiologo Alessandro Martini, e mi sono imbattuta nel vostro interessante blog.
Permettete che vi dica che sono felicissima per i vostri stupendi figli e che possono ascoltare la musica!
Vorrei a questo proposito, se lo desiderate, approfondire il tema della sordità a me caro e molto. Vero che sentire è vita ed emozione (premesso che non ho mai sentito, ma poco con le protesi digitali), ma a me interessa dal punto di vista psicologico, ovvero che la sordità è un trauma per tutti, anche per miei che hanno sputato sangue per darmi una vita normale.
Infatti capisco che vedendo la "diversità" del proprio senza censura e senza filtri della colpa e si pensa: non è uguale ad altri...e subito si pensa di "riparare" (brutto termine me ne rendo conto, ma non ne trovavo altri) la sordità con vari interventi specifici: oralismo, logopedia, impianto cocleare, eccettera.
A questo punto giustamente si può obiettare: ma per forza, sennò come si inserisce nella società? Ed infatti è questo il lato incredibile: la persona sorda appena raggiunta l'età del raziocinio, non può fare a meno di domandarsi: ma senza educazione e senza impianto cocleare SAREI STATO ACCETTATO LO STESSO? Ecco, comincia ad interrogarsi sulla propria diversità, e per evitare di perdere la stima si fa come VORREBBERO gli altri, non in base alla sua volontà.
Ecco...la sordità evidenzia purtroppo la realtà scomodissima e tragicamente vera, tanto che l'impianto cocleare è il più gettonato del momento e che grazie alla innovazione e alla tecnologia è forse attualmente più sicuro e meno rischioso rispetto al passato (ne conosco che furono operati negli anni'90 con esiti negativissimi), permette di "creare" l'udito AL FINE DI OTTENERE UN LINGUAGGIO e QUINDI COMUNICAZIONE. E soprattutto aiuta l'oralismo. Perchè ai miei tempi la strada dell'oralismo era un Everest...si pretendeva ai genitori che facessero le lezioni per 3 volte al giorno, e venivano bacchettati se il loro figlio sbagliasse anche un semplice congiutivo, insomma si pretendeva che i figli sordi FOSSERO più simili agli udenti. E guai se non succedeva. Chi non ce la faceva era un fallito. E che i sordi che andavano negli istituti erano da serie C. Ci sono purtroppo le categorie di serie A, B, C dei sordi.
Insomma per concludere si dovrebbe più prestare attenzione alla formazione psicologica della PERSONA sorda, e non solo alle sue capacità d'ascolto e d'udire. E di parlare benissimo. Guarda che me compresa, e tanti altri sordi inseriti benissimo nella società rischiano molti disagi psicologici per le pretese eccessive e le spinte del più più più dei normodotati. Se sbagliano per una cosa si abbattono per nulla.
La ringrazio moltissimo per l'attenzione e la saluto cordialmente!
Sarei felicissima al confronto e sono disposta ad imparare tante cose!
*E domani la mia risposta...*