Wednesday, August 21, 2013

Una Mamma Saggia

 
Sulla fortuna di essere madre di un bimbo sordo si dice poco. 
Parliamo anzi spesso di sfortuna, di " incidenti di percorso", combinazioni del destino, ricordiamo con angoscia il momento della diagnosi e il momento in cui altre volte la gravidanza che si era immaginata non è terminata con serenità. 
Viviamo quotidianamente avendo davanti il figlio che " dovrebbe essere" e che si scontra con quello che è. Capita sempre che manchi qualcosa per arrivare all'idea di quel figlio udente.
Che cosa avrebbe cantato a squarciagola, quali libri avrebbe letto senza alcuna difficoltà di comprensione, quante chiacchiere avrebbe fatto con gli amici?
Capita troppo spesso che questo fantasma offuschi il nostro senso della realtà e non ci faccia godere a pieno delle gioie che la maternità e la paternità ci regalano incondizionatamente.
Vivere con un handicap non è solo vivere nel rimpianto. 
È accettare una nuova condizione e una prospettiva più matura della genitorialità.
Ed iniziare ad apprezzare per primi la purezza d'animo dei nostri bambini, vedere il quotidiano con occhi diversi: il tempo non semplicemente trascorre ma ogni situazione è per loro un'occasione di crescita. Tutti i momenti possono essere la chiave di volta per capire cosa capiscono e per sentire cosa sentono e non solo con le orecchie... 

L'handicap uditivo richiede spesso uno sforzo così intenso nella parte riabilitativa da rendere ogni situazione meritevole di essere vissuta, ricordata. Perchè in quel lavoro non entrano solo gli animali di plastica, i versi, i coperchi sbattutti per vedere se ci sentivano. Noi genitori sappiamo che tutto passa attraverso l'empatia. Non è una lezione di logopedia, è un lavoro che crea esperienze che restano nel vissuto del bambino e che passano attraverso il veicolo dell'amore, dell'affetto e della trasmissione di fiducia unita alla nostra voglia di migliorarci nella lezione ma soprattutto come genitori.
Tutte le volte che i nostri figli riescono a raggiungere un piccolo traguardo per noi significa toccare il cielo con un dito.
E questo, credeteci, al giorno d'oggi è un lusso. In un'epoca in cui i rapporti umani tendono a rarefarsi noi facciamo l'opposto. Spingiamo i nostri figli verso l'integrazione sociale, consapevoli che oltre alla famiglia l'obbiettivo è quello di vivere in una società fatta di persone vere. La sordità ci obbliga piacevolmente a stabilire per i nostri figli una scala di valori costruttivi. 
Quanti bambini maltrattati non possono accedere alla stessa maniera a questi contenuti, quanti ancora non avranno mai chi li tirerà fuori da altre situazioni difficili che anche se non si chiamano handicap sono ugualmente scoraggianti per la crescita sana della personalità di un individuo. Quanti sono abbandonati davanti alla televisione mentre i genitori sono dediti a comprargli tutto ció di cui non hanno bisogno? 
E quanti di voi perdono la testa per un semplice raffreddore o perchè il bambino non ha mangiato? Credo pochi, proprio pochi. Perchè in fondo è vero... magari potessimo preoccuparci solo del raffreddore ma è vero anche che nell'epoca del tutto e subito non avere accesso immediato a tutti i risultati che vorremmo ci tempra, ci scolpisce l'anima ma soprattutto ci insegna ad apprezzare ció che nella vita è davvero importante.
Perció badate bene a non sentirvi tanto spesso sfortunati quanto baciati da qualcuno che voleva farci rendere conto che quella fortuna che pensavamo di volere non era quella di cui avevamo davvero bisogno.
-Nicoletta

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