Quello che sto per raccontarvi è una storia emblematica del rapporto figlio e genitore
disabile.
Quando comunicai la mia decisione di sottopormi alle visite mediche per
valutare la possibilità di un secondo impianto cocleare, mia figlia, di
nove anni, scoppiò a piangere supplicandomi di non farlo. Mi
meravigliai della sua reazione e non capivo quale fosse la ragione,
anche perché non me lo voleva dire.
Oggi sono andato all'ospedale,
per la valutazione, tenendo mia figlia all'oscuro. Al ritorno, la chiamo
e la metto al corrente di tutto. Ovviamente scoppia di nuovo a
piangere, pregandomi nuovamente di non farlo. Dopo averle parlato,
rassicurandole sui rischi dell'intervento, viene fuori il vero motivo.
E non è una cosa piacevole.
Scopro, infatti, che lei è oggetto di scherno da parte dei suoi
compagni di scuola a causa del fatto che sono portatore di handicap e ho
anche l'impianto cocleare. Mi ha raccontato piccoli episodi, battute
spiritose e crudeli sul mio conto e di come lei abbia sofferto per il
fatto di avere un genitore disabile. Tuttavia non si è mai lamentata,
non si è mai vergognata di me, anzi, è orgogliosissima.
E così le
ho suggerito cosa e come deve rispondere ai suoi compagni, anche facendo
battutine spiritose e ironiche sull'impianto cocleare. Ora appare
ripresa dalla notizia ed è più sollevata e allegra.
Ovviamente non
ho alcun risentimento verso i suoi compagni di classe, ci mancherebbe. I
bambini non hanno il bagaglio delle conoscenze, né la maturità
sufficiente per comprendere quanto sia vasto il concetto e l'idea di
"Uomo" e
l'educazione al rispetto della diversità è ancora allo stato embrionale.
Tuttavia sarebbe ora che tutti i principali protagonisti della crescita
del bambino, la famiglia e la scuola, intraprendessero iniziative utili
a favore della conoscenza del problema "handicap" e per far crescere i
nostri figli al rispetto, vero e non formale, della diversità intesa
come difficoltà a raggiungere prestazioni standard e non solo di tipo
etnico e culturale.
Questo anche per evitare quegli episodi
spiacevoli di intolleranza verso il "diverso", il disabile, che la
cronaca, purtroppo, ci racconta quotidianamente.
-Prof. Raffaele Magliulo
E così le ho suggerito cosa e come deve rispondere ai suoi compagni, anche facendo battutine spiritose e ironiche sull'impianto cocleare. Ora appare ripresa dalla notizia ed è più sollevata e allegra.
Ovviamente non ho alcun risentimento verso i suoi compagni di classe, ci mancherebbe. I bambini non hanno il bagaglio delle conoscenze, né la maturità sufficiente per comprendere quanto sia vasto il concetto e l'idea di "Uomo" e
l'educazione al rispetto della diversità è ancora allo stato embrionale.
Tuttavia sarebbe ora che tutti i principali protagonisti della crescita del bambino, la famiglia e la scuola, intraprendessero iniziative utili a favore della conoscenza del problema "handicap" e per far crescere i nostri figli al rispetto, vero e non formale, della diversità intesa come difficoltà a raggiungere prestazioni standard e non solo di tipo etnico e culturale.
Questo anche per evitare quegli episodi spiacevoli di intolleranza verso il "diverso", il disabile, che la cronaca, purtroppo, ci racconta quotidianamente.
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