Monday, May 18, 2009

Parla L'ENS...


On. Ministro Mariastella Gelmini
Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca,

In qualità di Presidente dell’Ente Nazionale Sordi, sento il dovere di replicare a quanto scritto dalla Sig.ra Silvana Baroni Pesce, Presidente della Fiadda nella lettera a Lei indirizzata ma resa pubblica dalla stessa associazione mediante internet. Mi creda ne farei volentieri a meno ma poiché la suddetta signora chiama direttamente in causa l’Ente che rappresento e si intromette in questioni in cui non ha titolo, non ho altra scelta che replicare alle ennesime provocazioni di questa piccola, ma evidentemente ben tutelata, fantomatica associazione.

Le faccio innanzitutto presente la meschinità dell’azione da questa condotta: scrivere a Lei, Signor Ministro, dichiarando di “osteggiare decisamente l’introduzione della lingua dei segni nella scuola per gli alunni con minorazione uditiva” dopo essersi seduta a tavoli di confronto con codesto Ente ed altre associazioni ed aver concordato comuni strategie e percorsi relativamente alle buone prassi da adottare per l’educazione dei bambini sordi. Percorsi comuni evidentemente validi solo in tali contesti, se poi detta associazione rende vana qualsiasi intesa non appena voltiamo le spalle.

In seconda istanza la sig.ra Baroni evidentemente non si fa una ragione del fatto di non essere ritenuto dalle Istituzioni un interlocutore serio ed affidabile, poiché lamenta “il dispiacere e lo sconcerto per non essere stati invitati all’incontro tenutosi presso il Ministero da Lei amministrato, il 12 febbraio ultimo scorso…”. Nello specifico la richiesta di incontrare l’On. Sig. Ministro scaturiva dal lungo silenzio sulla regolamentazione della L. 69/2000 sugli Istituti atipici per sordi e ciechi e l’ENS e l’UIC sono stati finora gli unici ad attivarsi in questa direzione.

Mi creda, la scelta di non averla come interlocutore è stata lungimirante, poiché la stessa privilegia - più dei contenuti - strategie e frasi ad effetto degne di una campagna di lancio di prodotti commerciali (es. la sordità non esiste più; il bambino sordo torna a sentire; salvati dal mondo del silenzio…).

La sig.ra Baroni lamenta altresì “una inspiegabile consuetudine che ritiene l’ENS unico organismo di consultazione”; forse la stessa non rammenta che ai sensi della L. 12 maggio 1942 n. 889 l’Ente Nazionale Sordi è stato eretto ad ente morale ed ai sensi della L. 21 agosto 1950 n. 698 è stato riconosciuto quale ente morale per la protezione e l’assistenza dei sordi con l’espresso scopo, tra gli altri, di avviare i sordi alla vita sociale, aiutandoli a partecipare all’attività produttiva ed intellettuale, di agevolare, nel periodo post-scolastico, lo sviluppo della loro attività e capacità alle varie attività professionali, di agevolare il loro collocamento al lavoro, di collaborare con le competenti Amministrazioni dello Stato, nonché con gli Enti e gli Istituti che hanno per oggetto l’assistenza, l’educazione e l’attività dei sordi, nonché di rappresentare e difendere gli interessi morali, civili, culturali ed economici dei minorati dell’udito e della parola presso le pubbliche Amministrazioni.

Le predette finalità sono state mantenute in capo all’ENS anche a seguito dell’emanazione del D.P.R. 31 marzo 1979, con il quale il medesimo è stato trasformato in Ente con personalità giuridica di diritto privato; l’art. 2 di detto D.P.R. prevede che “L’ENS conserva i compiti associativi nonché quelli di rappresentanza e tutela dei minorati dell’udito e della favella, previsti dalle norme di legge vigenti e da quelle statutarie”.

L’ENS è stato fondato nel 1932 (la Fiadda nel 1973) per volontà di unificazione di tutte le associazioni e movimenti rappresentativi dei sordi sul territorio; ha sede in TUTTE le Provincie d’Italia con 102 Sezioni Provinciali, in TUTTE le regioni, con 20 Consigli Regionali e in oltre 50 rappresentanze intercomunali.

La Fiadda, la quale vanta un’attività “sul territorio nazionale” che include “capillari iniziative” ci risulta avere 35 sedi di cui, come si evince dal loro stesso sito web, 3 “in fase di ricostituzione”, alcune sedi doppie nella stessa località (Roma; Roma Ostia; Treviso I; Treviso II), altre in località non proprio di rilevanza “regionale”, come vengono denominate (Bassano del Grappa; Siderno). Peraltro ci risulta che molte sedi Fiadda siano fittizie, in quanto facenti riferimento a abitazioni private e attività commerciali.

Tornando ai contenuti della lettera in oggetto la Fiadda dichiara che “i genitori si sono riappropriati del diritto in primis dell’educazione del proprio figlio e hanno dato inizio a una innovazione radicale di pensiero della società”. Non mettendo certo in dubbio il diritto, che deve essere innanzitutto una responsabilità, di scelta del miglior percorso educativo possibile per il proprio figlio, credo che la vera innovazione radicale di pensiero la si stia compiendo - e non solo nella scuola – nel ridare alle persone con disabilità il diritto a determinare il proprio destino, ad avere rilevanza e priorità nelle scelte che riguardano le proprie vite.

Questa è la vera innovazione che si sta compiendo finalmente attraverso il proficuo dialogo tra associazioni, Istituzioni, famiglie, non solo in Italia ma nel mondo intero: riportare al centro la persona disabile, con le proprie specificità, esigenze, desideri, ambizioni. Insieme siamo riusciti a far giungere a traguardo il più importante trattato del nostro secolo che segna la summa di anni di battaglie, sacrifici, impegno per vere pari opportunità: la Convenzione ONU per i diritti delle Persone con Disabilità. E questa convenzione, recentemente ratificata dall’Italia grazie all’impegno del Governo, ribadisce proprio la vetustà di schieramenti, ideologie, settarismi per ciò che concerne l’educazione, lo sviluppo e la vita intera di una persona disabile, sancendo il diritto all’istruzione, alla comunicazione, all’accessibilità con TUTTI GLI STRUMENTI POSSIBILI.

Vediamo perché è così importante il testo della Convenzione, il cui obiettivo primario è riassunto nel primo dei 50 articoli:

“promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento
di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali da parte
delle persone con disabilità e favorire il rispetto della loro dignità”.

Alcuni articoli che fanno un esplicito riferimento alla Lingua dei Segni:
Articolo 2
“Il linguaggio” comprende le lingue parlate e la Lingua dei Segni, come pure altre forme di espressione non verbale.

Articolo 9 - Accessibilità
[Par. 1 punto (e)]
Fornire forme di assistenza personale ed intermediari, compresi guide, lettori ed interpreti professionisti di Lingua dei Segni, per facilitare l’accesso ad edifici ed altre infrastrutture pubbliche.

Articolo 21 – Libertà di Espressione e Opinione, ed Accesso all’informazione
[Par. 1]
Gli Stati Membri dovranno prendere tutte le misure adeguate per assicurare che le persone con disabilità possano esercitare il loro diritto alla libertà di espressione e opinione, compresa la libertà di ricercare, ricevere e fornire informazioni ed idee in condizioni di parità rispetto agli altri, e attraverso la Lingua dei Segni, Braille, mezzi di comunicazione alternativi, e tutti gli altri mezzi, modi e formati di comunicazioni accessibili.
Questo comporta:
(…)
[Par.1 punto (b)]
Accettare e facilitare l’uso della Lingua dei Segni, Braille, mezzi di comunicazione alternativa, e tutti gli altri mezzi, modi e formati accessibili di comunicazione a scelta delle persone con disabilità nelle relazioni ufficiali;
(…)
[Par. 1 punto (e)]

Riconoscere e promuovere l’uso della Lingua dei Segni
Articolo 24 – Istruzione
[Par. 3 punto (b)]
Facilitare l’apprendimento della Lingua dei Segni ela promozione dell’identità linguistica della comunità dei sordi;
[Par. 4]
Al fine di assicurare la realizzazione di questo diritto gli Stati Membri dovranno intraprendere misure adeguate per impiegare insegnanti, anche disabili, che abbiano un livello qualificato di conoscenza della Lingua dei Segni, e del Braille, e per formare i professionisti e le persone che lavorano nel campo dell’istruzione. Tale formazione deve fornire anche conoscenze sulla disabilità, sull’uso degli strumenti, mezzi e formati di comunicazione alternativi, e sui metodi e materiali didattici di sostegno per le persone con disabilità.

Articolo 30 – Partecipazione alla Vita Culturale, Ricreativa, al Divertimento e allo Sport
[Par. 4]
Le persone con disabilità hanno il diritto al riconoscimento e sostegno, a parità di condizioni rispetto agli altri, alla loro specifica identità linguistica e culturale, comprese la Lingua dei Segni e la Cultura Sorda.

Per concludere:
“evitare la discriminazione, da ora, significa anche ammettere la Lingua dei Segni come lingua ufficiale, sia pure di una minoranza”.

Vogliamo tornare a decidere NOI sordi delle nostre vite, siamo sinceramente stanchi di avere chi decide per noi. E noi riteniamo che il diritto del bambino sordo sia di poter fruire di TUTTE le modalità di comunicazione, interazione, percorsi educativi che possono fare di lui un adulto sereno, consapevole, istruito.

La sordità non va intesa unicamente come patologia, focalizzando l’attenzione sugli aspetti medici-abilitativi - un ambito nel quale occorre senz’altro impegnare energie, risorse e ricerche - ma tenendo bene a mente soprattutto le implicazioni sociali della sordità. Quando una coppia ha un figlio sordo immagina subito ciò che non avrà: non potrà parlare, non potrà fare questo, non potrà fare quest’altro, perché queste sono le informazioni che riceve se i suoi referenti, come purtroppo di solito avviene, sono solo medici. Quindi il bambino viene avviato a terapie, screening, controlli, per anni e anni.

Ma, oltre alle giuste attenzioni alla prevenzione e “cura”, ciò che è più importante è costruire intorno alla persona sorda, a partire dai primi anni di vita, un ambiente – familiare, didattico, ludico – costruito a sua misura, in grado di soddisfare le sue esigenze, stimolare la sua curiosità e favorire il suo sviluppo cognitivo, linguistico, culturale, relazionale.

Il bambino deve sentirsi se stesso, cosicché un domani si sentirà integrato a pieno titolo nella nostra società.

La Fiadda ritiene che “alcuni Enti preposti alla rappresentanza delle persone sorde” non condividano il pensiero che “una vera socializzazione e possibilità di normale percorso scolastico” passi per lo “sviluppo della parola e della competenza linguistica”. Ma potremmo mai opporci all’integrazione delle persone sorde? All’acquisizione delle competenze linguistiche da parte di un bambino sordo? Alla totale padronanza della lingua italiana parlata e scritta?

Ciò che non condividiamo è la scelta ideologica: ritenere ancora che parlare bene sia sinonimo di integrazione. Sicuramente le tecniche logopediche nel tempo si sono evolute, le nuove tecnologie consentono oggi, ove possibile, un buon recupero del residuo uditivo; si è modificata anche la concezione dell’abilitazione al linguaggio parlato (il termine “riabilitazione” non è propriamente corretto, in quanto presuppone una precedente abilitazione) non finalizzata al solo “saper parlare” ma, nei casi più illuminati, alla costruzione di una dimensione comunicativa e relazionale significativa e ricca di contenuti, nel quale il bambino sordo deve essere immerso.

Se nel bambino, e adulto, sordo il canale acustico-vocale è chiuso, o parzialmente chiuso, al contrario quello visivo-gestuale è aperto e pronto a ricevere input. Un bambino sordo esposto alla lingua dei segni la apprende con le stesse modalità e tempi di quelli di un bambino udente esposto alla lingua vocale. E ciò consente al bambino innanzitutto di acquisire, subito, una lingua per comunicare con i propri genitori e con chi gli sta intorno, di esprimere emozioni, di strutturare il proprio pensiero in un’età in cui il cervello è in fortissima espansione.

Inoltre la lingua dei segni, consentendo subito la comunicazione, oltre ad essere una lingua diviene altresì “supporto didattico”, ovvero può essere utilizzata proprio a sostegno dell’insegnamento della lingua parlata e scritta; risulta fondamentale proprio in quel contesto da cui molti - per pregiudizio, ignoranza, paura - la vogliono escludere.

Per questo è fondamentale fornire alla persona sorda tutte le lingue e gli strumenti comunicativi indispensabili alla sua educazione e crescita individuale, favorendo un approccio bilingue nell’educazione del bambino sordo, che comprenda la lingua dei segni e la lingua parlata/scritta.
Anni di ricerca, anche italiana, ci indicano che un bambino sordo quello che non può fare con la lingua vocale, cioè apprenderla spontaneamente, può farlo con la lingua dei segni. L’errore che si continua a compiere da anni è quello di concentrarsi unicamente sull’insegnamento del linguaggio parlato: se un bambino “parla bene” allora la sua integrazione nel mondo degli uomini è riuscita.

Ma in tal modo rischiamo di creare dei “contenitori vuoti”: bambini che sanno parlare bene, ma che non hanno avuto modo di apprendere contenuti; bambini che sanno leggere una favola ma che non hanno compreso nulla dei personaggi, delle relazioni coinvolte, che non hanno avuto modo di partecipare al gioco dell’apprendimento; bambini che non avranno da grandi un buon rapporto con la propria sordità perché hanno appreso solo a mascherarla, nasconderla, ignorarla, provando a far finta che non esista.

Purtroppo l’educazione delle persone sorde, la loro “tutela”, le decisioni sul loro destino, sul tipo di impiego e collocazione nella società, persino la lingua che dovrebbero utilizzare, è sempre stata in mano a persone non sorde. È una storia che ha caratterizzato tutte le disabilità, per secoli, fino a quando, negli ultimi anni, si sono verificate vere e proprie rivoluzioni di tale concezione assistenzialistica e pietistica dell’handicap e le persone con disabilità hanno iniziato a prendere in mano le redini del proprio destino, coniando il felice slogan “Niente su di Noi, senza di Noi”.

Accanirsi, come fa la Fiadda da anni, contro la lingua dei segni non aiuterà le persone sorde ad avere maggiori opportunità di accesso all’istruzione, al mondo del lavoro, all’informazione.

La Fiadda ci racconta poi di come sta lavorando per raggiungere l’obiettivo relativo all’inserimento del bambino sordo nella scuola: screening neonatale, protesizzazione, lavoro in rete famiglia-scuola-enti sanitari, impianto cocleare. Sì, tutti temi importanti, per carità, ma perché vengono contrapposti al riconoscimento di una lingua? La lingua dei segni avrebbe il potere di impedire la diagnosi precoce della sordità? Di ostacolare la rete famiglia-scuola-enti sanitari o la protesizzazione?

Una recente ricerca condotta dall’Istituto di Scienze e Tecnologie del CNR ha peraltro recentemente reso noti dati su bambini sordi con impianto cocleare che hanno tratto grande beneficio dall’utilizzo della lingua dei segni nell’apprendimento. L’ENS ha inoltre stanziato nell’anno corrente € 20.000 per finanziare 2 borse di studio annuali, vinte da una ragazza sorda e da una udente che stanno lavorando in team, aventi ad oggetto attività di ricerca proprio sull’impianto cocleare.

Non ci risulta che la Fiadda, oltre a diffondere pregiudizi e nostalgici proclami da fine ottocento, abbia condotto attività di ricerca e studio su tali importanti temi. Semplicemente si diletta ad “osteggiare decisamente” la proposta di legge che da anni viene insabbiata in Parlamento anche grazie alla sua attività, che evidentemente viene alimentata da interessi politici, non certo da un’analisi seria e responsabile che tenga conto delle reali esigenze, specificità e volontà delle persone sorde italiane.

La Fiadda osteggia. Ma vediamo per quali motivi, che ci riassume in un elenco, cui replicheremo punto per punto:
1) “poiché i nostri figli portano ed usano protesi acustiche/impianto cocleare che richiedono linguaggio verbale orale”
a) Innanzitutto quanti sono questi figli che verrebbero “danneggiati” dalla lingua dei segni? L’ENS conta 30.000 associati, rappresentando inoltre per Legge dello Stato, TUTTI i sordi italiani, che da anni scendono in piazza per ottenere il riconoscimento della LIS. La Fiadda quanti ne rappresenta?
b) La proposta di legge impedisce forse l’utilizzo di protesi acustiche/impianto?
c) La proposta di legge impedisce forse l’apprendimento di ciò che la Sig.ra Baroni – la quale si avventura su terreni propri delle scienze del linguaggio su cui evidentemente si muove con la consueta goffaggine e approssimazione – chiama “linguaggio verbale orale”?

2) “hanno sviluppato, o sono in fase di sviluppo, di competenza linguistica verbale”
a) Qui la Fiadda ripropone il vecchio e imperituro adagio “il gesto uccide la parola”, pregiudizio tanto caro a certe impostazioni vetero-ideologico-pedagogiche.
b) La Sig.ra Baroni ha mai provato ad imparare la Lingua dei Segni? O teme di dimenticare l’italiano una volta imparato a segnare?
c) Su che basi ritiene che il riconoscimento di una lingua, il suo utilizzo, la sua promozione possa impedire l’acquisizione di altre lingue? Se imparo l’inglese non posso imparare anche l’italiano?
d) Non vi è alcuna necessità di contrapporre la lingua dei segni al linguaggio parlato/scritto: è una posizione manichea obsoleta e distaccata dalla realtà: i moderni percorsi educativi da anni includono scelte di bilinguismo (lingua dei segni E lingua vocale/scritta), che hanno l’obiettivo di immergere il bambino sordo in un ambiente didattico ricco di input significativi e diverse modalità comunicative.
e) La ricerca dimostra (siamo sempre in attesa di ricevere dati dalla Fiadda, non illazioni) che la lingua dei segni si dimostra un ottimo strumento proprio per facilitare nel bambino sordo l’apprendimento della lingua parlata/scritta.

3) “L’insegnante di sostegno, adeguatamente preparato, è tecnico adeguato ed efficace per sostenere il percorso di apprendimento accanto ai colleghi docenti”
a) Ci rallegriamo dell’ottimismo della Sig.ra Baroni che purtroppo mal si amalgama con la realtà dei fatti: l’insegnante di sostegno riceve generalmente una preparazione polivalente, cioè sa un po’ di tutto sulle diverse disabilità, e il suo aggiornamento e studio è lasciato troppo spesso alla buona volontà dell’insegnate stesso;
b) La situazione scolastica non è delle più rosee, soprattutto a causa della carenza di operatori qualificati e specializzati; da anni l’ENS si batte, al fianco di altre associazioni serie, enti di ricerca, università, per promuovere l’idea di una scuola che “avvolga” il bambino sordo in un ambiente ricco di stimoli e supportato da un team di professionisti specializzati (insegnante di sostegno, educatore sordo, assistente alla comunicazione) che abbiano cura della sua educazione. Alcune scuole funzionano, sperimentano metodi innovativi, creano modelli di reale integrazione sociale tra bambini sordi ed udenti, ma molti contesti scolastici sono ancora lasciati a se stessi ed alla buona volontà dei Direttori e degli insegnanti.
c) Se in ambito scolastico l’integrazione dei bambini sordi ha raggiunto i livelli di perfezione proclamati dalla Sig.ra Baroni, come mai la Fiadda si interessa ancora di scuola attivando “azioni capillari”? Non potrebbe dedicarsi ad altro?

4) “Il linguaggio verbale realizza il diretto accesso alle informazioni e l’autonomia di apprendimento ed è elemento indispensabile per la socializzazione con i propri coetanei”
a) L’inizio di questa frase contiene una delle affermazioni più comiche. Un bambino/adulto sordo ha accesso diretto alle informazioni tramite linguaggio verbale? Miracolo! Qui forse la Sig.ra Baroni era stanca di argomentare ed ha dimenticato che l’oggetto della lettera riguardava le persone sorde.
b) Realizza l’autonomia di apprendimento? Fantastico. Allora a cosa serve, se lecito, l’insegnante “di sostegno”? Di cosa stiamo parlando?
c) Siamo sicuri che sia il linguaggio verbale elemento essenziale di socializzazione, e non un ambiente in cui il bambino sordo possa essere accolto, la sua “diversità” assimilata come valore positivo, le sue potenzialità alimentate, la sua serenità costruita con consapevolezza? Siamo così sicuri che parlare bene equivalga a socializzare con altri bimbi?
d) Perché la lingua dei segni viene percepita, anche qui, come ostacolo, alternativa, pro o contro? Vi sono ormai numerosi progetti non più sperimentali che hanno corsi di lingua dei segni per i bambini normoudenti - il modello “ariano” di bambini perfetti tanto sospirato dalla Sig.ra Baroni – che con tali esperienze:
i) imparano una nuova lingua; comunicano con il proprio compagno di classe a livello PARITARIO;
ii) vanno incontro all’altro su un terreno comune non facendolo sentire costantemente in difetto ed in una condizione di inferiorità linguistica (sa bene la Baroni che per parlare bene occorrono anni e anni di logopedia, supporti familiari, scolastico, sanitario adeguati);
iii) stimolano aree del cervello non utilizzate prima;
iv) si divertono.

5) “Il linguaggio verbale è orale e scritto (ciò che non avviene per la lingua dei segni)”
a) La Sig.ra Baroni si avventura ancora imprudentemente in ecosistemi linguistici a lei ignoti. Innanzitutto le consigliamo la lettura delle opere di W. Ong che da anni hanno chiarito gli effetti culturali della distinzione tra lingue orali e lingue scritte, e che ci ha fatto comprendere da dove nasce il pregiudizio – non è tutta farina del sacco della Sig.ra Baroni – di chi utilizza la lingua scritta rispetto alle lingue senza scrittura.
b) Il fatto che la lingua dei segni non abbia una scrittura, secondo le autorevoli fonti della Sig.ra Baroni – peraltro non è vero in quanto esistono diversi sistemi di scrittura/trascrizione delle lingue dei segni – in che modo costituirebbe un problema? Questo sinceramente ci sfugge (sopraggiunta di nuovo la stanchezza?).

6) “La lingua italiana è la modalità trasversale utilizzata per tutte le discipline di insegnamento”
a) Oh, meno male, figurarsi se geografia fosse insegnata in mandarino e matematica in maltese.
b) Forse la Sig.ra Baroni è andata addirittura oltre ipotizzando futuri insegnamenti scolastici in lingua dei segni? La ringraziamo di questo rivoluzionario suggerimento, non avevamo osato tanto neanche noi.

7) “La lingua italiana verbale trasmette tutte le informazioni con lessico idoneo”
a) Indubbiamente. Anche la Lingua dei Segni Italiana. E l’American Sign Language. E il finlandese. E l’urdu. Forse anche qualcun’altra.

La Sig.ra Baroni conclude alla fine, forse stremata dal lungo elenco di pregiudizi e imprecisioni gettato su carta, con un atto di resa: apprendiamo infatti che la Fiadda “rispetta coloro che per scelta o necessità [ma cos’è? Una toilette?] desiderano adottare la lingua dei segni, ma in tal caso deve essere adottata solo per loro”. Un po’ come per l’ora di religione facoltativa?
Maestra: Chi vuole la lingua dei segni? Chi vuole parlare?
Bambini: Io, io!

La Sig.ra Baroni aggiunge altre considerazioni, ribadendo la sua contrarietà e concludendo la sua lamentazione dichiarando che “i finanziamenti che gli Enti Pubblici mettono a disposizione per i corsi di lingua dei segni [ci segnali cortesemente la Signora di quali Enti si tratta poiché a noi non risulta] potrebbero essere utilizzati per fornire agli alunni con minorazione uditiva [spaventa anche il termine sordità, non solo la lingua dei segni] insegnanti di sostegno adeguati e adeguatamente preparati attraverso corsi di formazione”. Ah! Allora non è così rosea la situazione relativa alla situazione scolastica dei bambini sordi. Evidentemente a chiusura della sua lettera la Sig.ra Baroni si è resa effettivamente conto che il quadro attuale dell’integrazione scolastica non è dei migliori.

A conclusione del suo tedioso documento la Sig.ra Baroni ci lancia anche un appello: “non vogliamo tornare indietro”. A noi sembra che la Fiadda non torni indietro, ma indietro ci sia semplicemente rimasta.

Ci auguriamo che la prossima volta, prima di gettare fango sull’operato di un Ente – e delle persone che ci lavorano con passione – riconosciuto, con una storia e un radicamento sul territorio che altre associazioni gli invidiano, che ha veramente a cuore il benessere delle persone sorde, che sostiene da anni battaglie delle, con e per le persone sorde, la Sig.ra Baroni rifletterà sulle conseguenze nefaste che la diffusione del pregiudizio, delle imprecisioni, del rancore, dell’astio hanno sul futuro dei nostri bambini.

Il Presidente
Ida Collu

2 comments:

Me said...

Diciamo che una guerra tra associazioni che dovrebbero difendere diritti non è mai una cosa buona. Mi interesserebbe leggere il tuo parere.
Grazie per il tuo commento da me, sei troppo buona!
Vado a scrivere una piccola novità.

Unknown said...

Arrivo...ero a Pisa tutto giorno è sono distrutta- Notte. Jodi