Racconta la nostra Eleanor Roosevelt:-)
giovedì 26 aprile 2012
Sei arrivato tu
Quando ho scoperto che c'eri, il tuo
cuore batteva già da 7 settimane.
Ero andata dal ginecologo perché da
giorni avevo forti dolori addominali e poi, non avevo fatto visita di
controllo dopo il parto di tua sorella, avvenuto 19 mesi prima.
Non potrò mai scordare il suo viso compiaciuto quando, dopo la visita, mise il gel sul guanto dell'ecografo transvaginale e disse 'glielo faccio vedere io il suo problema, signora: qui c'è un cuoricino che batte da 7 settimane'.
Non potrò mai scordare il suo viso compiaciuto quando, dopo la visita, mise il gel sul guanto dell'ecografo transvaginale e disse 'glielo faccio vedere io il suo problema, signora: qui c'è un cuoricino che batte da 7 settimane'.
E ti ho visto. Ho visto chiaro quell'energico e vigoroso battito, quella sagoma che già ricordava il corpo di un
bimbo. La testa, il busto, le braccia.
Ti ho visto nella tua interezza e il
mio viso è rimasto come congelato, con una espressione da ebete che
ricordava il viso di una vecchia saggia signora dipinta su uno di
quei quadri ottocenteschi.
'Sono incinta?' chiedo spalancando gli
occhi, incredula di fronte a tale meraviglia.
'Signora, facciamo la scheda o programmiamo una interruzione di gravidanza?'. Mentre lui parlava, io ero già oltre. Stavo pensando ai tuoi occhi, alla tua voce, alle tue manine. Stavo pesando a quale nome avresti avuto, al colore dei tuoi capelli, all'odore della tua pelle, ai tuoi primi passi...
'Signora, facciamo la scheda o programmiamo una interruzione di gravidanza?'. Mentre lui parlava, io ero già oltre. Stavo pensando ai tuoi occhi, alla tua voce, alle tue manine. Stavo pesando a quale nome avresti avuto, al colore dei tuoi capelli, all'odore della tua pelle, ai tuoi primi passi...
Mi richiese altre due volte se
intendevo procedere o interrompere ed ebbi come la sensazione di
risvegliarmi da un sogno 'Cartella, cartella', risposi.
Ero troppo felice di sapere che c'eri.
Arrivavi in un momento difficilissimo
dal punto di vista professionale. In uno di quei momenti in cui la
voglia di buttare nel cesso anni e anni di studi e sacrifici, era lì,
agguerrita, pronta a tirare giù la catenella, lasciando scivolare
via, semplicemente e definitivamente tutto. E l'immaginavo sai,
l'immaginavo quella voglia, a cui nella mia contorta mente,
avevo dato corpo e volto, mentre mi soggiogava il cervello con frasi
dagli eterni voli pindarici e da cui mai mai, ne sarei uscita
vincitrice. Sì, perchè io non sono brava con le parole e con i
concetti complessi.
Quella voglia dall'aspetto simile a quella di un vecchio clown dal volto increspato, che senza sapere nulla di me, senza realmente ascoltare la mia di versione, la mia di ambizione, la mia di voce, si divertiva delle mie paure, insicurezze, frustrazioni, e mi sorrideva ironicamente mentre mi diceva 'la tiro o non la tiro?'. Ed io, mi vedo lì, ferma, sull'uscio della porta del bagno con una bramosia irrefrenabile di urlare 'fanculo, tirala'. Ma poi il suo sorriso dal volto svaniva e gli calava come un velo fitto e con voce raucedine mi richiedeva, 'sicura?' e sciagurata me, proprio sul quel 'sicura' io crollavo nuovamente. E nell'attimo stesso in cui i sensi di colpa mi devastavano, lui ritornava a prendersi gioco delle mie insicurezze.
Quella voglia dall'aspetto simile a quella di un vecchio clown dal volto increspato, che senza sapere nulla di me, senza realmente ascoltare la mia di versione, la mia di ambizione, la mia di voce, si divertiva delle mie paure, insicurezze, frustrazioni, e mi sorrideva ironicamente mentre mi diceva 'la tiro o non la tiro?'. Ed io, mi vedo lì, ferma, sull'uscio della porta del bagno con una bramosia irrefrenabile di urlare 'fanculo, tirala'. Ma poi il suo sorriso dal volto svaniva e gli calava come un velo fitto e con voce raucedine mi richiedeva, 'sicura?' e sciagurata me, proprio sul quel 'sicura' io crollavo nuovamente. E nell'attimo stesso in cui i sensi di colpa mi devastavano, lui ritornava a prendersi gioco delle mie insicurezze.
Era una maledetto circolo vizioso da
cui non sapevo più uscire. Più sentivo forte il bisogno di mandare
tutto al diavolo, più forte era il senso di colpa che provavo (o
forse, di speranza che le cose sarebbero potete cambiare).
Invece, sei arrivato tu.
Un miracolo. Un angelo non cercato, venuto e cresciuto dentro di me,
nutrito di me, che avrebbe dato risposta a tutti i miei perché.
Sì, perché io ancora non lo sapevo, ma tu mi stavi regalando degli occhi nuovi.
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