COMITATO NAZIONALE GENITORI FAMILIARI DISABILI UDITIVI
Obblighi, diritti, priorità e scelte verso la normalità
Il vessillo ideologico innalzato con la pdl C. 4207 , lontano dal nascondere gli interessi inconfessabili dei sostenitori della LIS (Lingua italiana dei segni), rimette in discussione conquiste e dichiarazioni universali ormai ritenute principi fondanti per la nostra civiltà .
È difficile oggi negare che la parola (verso composito di suoni e fonemi naturali per l’uomo) non sia un bisogno naturale e, quindi, un diritto umano determinante perché consente una condizione essenziale della socialità umana.
Siamo in presenza di un diritto affermato dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali e il suo soddisfacimento non negoziabile costituisce un obbligo per tutti: uomini, donne, famiglie, scuola e gli stessi Stati.
È dovere degli Stati, infatti, promuovere, assicurare e garantire il soddisfacimento di questo bisogno insopprimibile, garantendo prioritariamente l’abilitazione umana alla parola . Lo strumento pratico per il perseguimento dell’obbligo è rappresentato dal diritto costituzionale alla salute (diagnosi precoce, protesizzazione e/o impianto cocleare, abilitazione logopedia, educazione all’espressione).
Lo Stato deve quindi organizzare servizi e prestazioni appropriate, per assicurare il perseguimento della condizione personale comunicativa “costruendo” la normale cittadinanza.
Non esistono su questo punto scelte , se non quella di negare un diritto naturale a favore di altre modalità comunque parziali e differenzianti fra uomini e donne.
Da qui nasce l’obbligo di organizzare i servizi per rendere esigibile il diritto alla parola attraverso una rete nazionale, diffusa in tutto il territorio, di prestazioni che vedano come attori protagonisti il medico, il logopedista, il familiare e l’educatore.
La sequenza non è casuale. Infatti, solo nel caso che sanitariamente sia dimostrata l’impossibilità ad acquisire l’abilità verbale, lo Stato deve rendere fruibili le modalità sostitutive che consentano la comunicazione e la conseguente opportunità di relazione e inclusione.
Anche su questo punto non vi è libertà di scelta perché si è in presenza di una decisione necessitata, affidata all’operatore sanitario deputato per il ricorso ad altre metodiche comunicative.
L’adozione di questa “soluzione necessitata” quale il ricorso alla comunicazione gestuale è una metodica ristretta ad una piccola casistica e non può sopraffare la restante schiacciante maggioranza che può ricorrere all’uso della normale espressione verbale.
Prioritariamente lo Stato deve quindi erogare prestazioni per abilitare alla parola e mettere a disposizione in caso di impossibilità per problemi cognitivi e/o motori associati alla sordità soluzioni condivise quali il linguaggio mimico gestuale, la video descrizione o altre soluzioni fornite dalla tecnologia.
Fra queste metodiche, temporalmente successive al diritto alla salute, può essere effettuata la libera scelta a condizione che non rimettano in discussione la costruzione dell’identità e della “normalità quotidiana”. Cioè i presupposti per il rispetto della dignità personale.
Uno Stato coerente deve quindi investire in salute e perseguire l’identità nazionale attraverso l’adozione di un’ unica lingua uguale per tutti. Se la lingua (codice convenzionale costituito da suoni, fonemi e significati condivisi), non costituisce identità ma, al contrario, produce lo stigma come nel caso della LIS, allora si deve convenire che si è non nel campo della libera scelta ma nel campo della discriminazione (Convenzione sui diritti delle persone con disabilità).
Ma se il “riconoscimento” della LIS, previsto dal pdl 4207, produce disuguaglianza, stigma, negazione umana, emarginazione, ghettizzazione e ulteriori inutili spese, perché elevare a rango di lingua, una gestualità che segna irrimediabilmente la persona umana?
Perché investire tante risorse finanziarie nel diritto alla salute per poi ripiegare, in modo lesionistico e dissipatorio sul linguaggio dei segni?
No. È bene abbandonare ogni velleità ingiustificata di stigmatizzazione, per operare proficuamente alla costruzione di cittadini orgogliosi di essere semplicemente italiani, perché gustino il sapore dell’uguaglianza e dell’italianità.
Cestinate quel disegno di legge! Avrete onorato la cultura dei diritti umani.
Alfio Desogus
Presidente RP Sardegna
per il Comitato Nazionale Genitori Disabili Uditivi
Mercoledì, 2 novembre 2011
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Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi
comitatodisabiliuditivi@gmail.com
Grazie al COMITATO per l'amore che sta dimostrando....grazie....
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