Apro questo post con un buongiorno a tutti voi del forum, a quelli che mi conosco e a quelli che di me conoscono solo il nick. In modo particolare sono a ringraziare tutti gli amici che hanno rispettato la mia volontà di riservatezza pur sostenendomi tanto e da vicino ( anche se non tutti fisicamente vicini , lo sono stati con il pensiero e con le attenzioni) dimostrando che la solidarietà la si manifesta anche con un semplice messaggio.
Non è semplice per me scrivere questo racconto anzi , ma ho fatto una promessa e come dice il vecchio e saggio proverbio “ ogni promessa è debito” e i debiti vanno onorati. In fondo lo considero un atto dovuto a chi sa fare scelte coraggiose ed estreme in grado di cambiare il destino di un’altra persona. Per questo motivo questa non sarà altro che una testimonianza che non avrà l’arroganza di voler cambiare o interpretare nulla nel rispetto del pensiero di ogni persona.
Per cominciare bisogna tornare indietro di qualche settimana ed esattamente all’otto di aprile . Come al solito la mia settimana si svolgeva tra il lavoro e l’ospedale. Il martedì, il giovedì e il sabato trascorrevo i miei pomeriggi nel reparto dialisi di un grigio ospedale milanese poiché affetta da insufficienza renale cronica in fase terminale ( cioè quella fase in cui per poter sopravvivere è necessario l’uso della tecnologia che con una macchina piena di luci, sensori e computer cerca di tamponare l’intossicazione metabolica provocata dalla compromessa funzione renale e cerca altresì di eliminare i liquidi che gli stessi reni non sono più in grado di espellere), la stessa patologia che a 24 anni aveva deciso di rubarmi oltre ai reni anche l’udito. E così nel giro di pochi giorni aveva fatto fuori tutte le cellule ciliate delle mie coclee azzerandone i decibel.
Della dialisi si potrebbe raccontare molto ma non lo ritengo opportuno basti sapere che neppure il reato peggiore costringere a sopravvivere in simili condizioni e che nessuna libertà condizionata è così dura. Nel mio caso specifico cominciava a non essere più efficace neanche questa metodica. Le analisi peggioravano in continuazione e nonostante la mia ostinazione a non voler mollare , qualche segno di cedimento psicologico , di stanchezza cominciavo ad avvertirli.
Il mercoledì 8 aprile avevo deciso che la domenica di Pasqua e il lunedì successivo sarei andata sul lago di Como per 48 ore di tranquillità. Le uniche possibili visto che le mie vacanze non potevano protrarsi oltre tale periodo di tempo. Era tutto organizzato. Mancavano 15 minuti alla mezzanotte . Bruno Vespa mandava le immagini girate in Abruzzo dopo il devastante terremoto e stavo guardando la trasmissione.
Potevo farlo, la mattina successiva la scuola sarebbe stata chiusa per le vacanze Pasquali. E’ stato proprio in quel momento che il telefono ha preso a squillare. Ammetto di essermi molto spaventata al punto di esitare persino a rispondere. A quell’ora ho subito pensato a uno scherzo o a una cattiva notizia ma il telefono non accennava a smettere. Ho persino pensato di togliere l’impianto e non rispondere poi ho preso coraggio. Se fosse stato uno scherzo lo avrei mandato al diavolo!
Invece un tono inaspettatamente affettuoso “sono il dottor……………Francesca ( cosa ci faceva il nefrologo a quell’ora di notte al telefono ? e allora ho capito) c’è un allarme trapianto. Sei la prima”.
La mia prima reazione è stata di incredulità al punto da farmi porre la domanda più sciocca che si potesse fare “ E’’ sicuro che sia io?” “ Si sei proprio tu ma non sono in grado di assicurarti che il trapianto si potrà fare. Comincia adesso il cross-match ci vorranno almeno due ore. Sai cosa è vero? Certo lo so il cross-.match è l’analisi mediante la quale si “ mescolano” gli anticorpi del donatore e quelli del ricevente. Se il risultato è positivo vuol dire che gli anticorpi del ricevente aggrediscono quelli del donatore e , di conseguenza il trapianto viene annullato perché non potrebbe avere successo. Il rigetto sarebbe inevitabile. Se il risultato è negativo vuol dire che gli anticorpi del ricevente non andranno ad aggredire l’organo e l’evenienza del rigetto diventa molto più remota. Tale esame può essere eseguito solo e soltanto al momento del decesso del donatore e mai prima in quanto le cause di fine vita possono alterare lo stesso sistema immunitario del donatore e modificare quindi un eventuale cross- match eseguito prima di esso.
“Vieni subito in ospedale . Aspettiamo insieme “E’ cominciata così con uno trillo di telefono a sera inoltrata e un’auto che attraversava velocemente una Milano semideserta e semiaddormentata , con un guidatore che cercava di celarmi la sua emozione e che mi ha confidato che quella notte lo ha segnato e lo segnerà per sempre. Le due di notte : arriva lo stesso medico con il fax ricevuto dal laborario di analisi.
Il cross-match è negativo il trapianto si può fare.
Comincia la dialisi pre-trapianto, forse l’ultima. Il medico legge : antigene L1 in D1 antigene L2 in D2 ecc. Gli chiedo cosa vuol dire . Mi risponde che indica che la compatibilità è del 100% e usando un’espressione a metà tra lo scientifico e il metafisico lo definisce rene gemello. Un gemello che io non sapevo di avere ma a cui volevo già molto bene al di là di quello che sarebbe stato l’esito del trapianto in quel momento i miei pensieri andavano in un’unica direzione.
Le tre di notte: arrivano le autorizzazione del magistrato di turno e del rappresentante della commissione di bioetica ( a tale proposito vorrei solo dire che il traffico di organi di cui si sente spesso parlare fa parte dell’attività criminosa di gruppi organizzati e di associazioni mafiose così come lo spaccio di sostanze stupefacenti, la prostituzione, gli appalti illegali , gli omicidi su commissione ecc., ma quando si agisce rispettando le norme etiche e di legge, i diritti di entrambe le parti vengono sempre tutelati) senza le quali non sarebbe possibile neanche procedere agli espianti.
La complessa macchina del trapianto accende le sue luci. Vengono allertati i chirurghi e il personale della sala operatoria dell’unità operativa di chirurgia del trapianto di rene .
Le nove del mattino: arriva il rene e i chirurghi si apprestano all’analisi ottica e microscopica dello stesso. Risulta idoneo.
L’anestesista mi chiede di spiegarle come mettermi l’impianto al momento del risveglio dall’anestesia per potermi parlare. Sono frastornata e mi dimentico di dirle che dovrà inserire la batteria. Lo ricordo solo in sala operatoria ma ce la facciamo.
Le undici e trenta : comincia l’intervento dopo una lunga interminabile notte iniziata con quel “ Francesca c’è un allarme trapianto” che non potrò mai dimenticare.
E’ andata così la corsa per fermare il tempo, per rendere possibile quella che fin dal principio era sembrata una missione ai limiti dell’impossibile visto che sono portatrice di un raro gruppo sanguigno che appartiene a circa il 10% della popolazione mondiale. Eppure in quella percentuale c’era un gemello che nella sua corsa verso l’infinito ha voluto lanciare un messaggio, una sorta di “ conta su di me “ …..in cambio della vita. Un rene di circa 350 grammi grande come una mano ha portato la creatinina ( indicatore di funzione renale insieme all’azoto ureico) da un drammatico 13 a 1,1 e l’azoto ureico da 320 ( ormai molto vicino al coma iperazotemico) a 40. Funzione renale ripristinata . Una macchina supertecnologica del peso di 100 kg, a costi elevatissimi, non ci era riuscita .
Del donatore non so molto tranne le poche informazioni filtrate dai medici , però so di certo che era una persona generosa al punto tale di voler pensare che dalla sua scomparsa potesse nascere un’opportunità di vita.
Un gesto d’amore.
Il più grande.
Il più estremo..
Un rene gemello a far impazzire un mazzo che aveva ormai scoperto oltre la metà delle sue carte, a ricompattarlo e a farlo ripartire dall’inizio. Un gemello che in cambio della vita non ha neppure chiesto un semplice grazie.
Dal punto di vista medico, legale ed etico, il trapianto si svolge con questa complessa procedura.
Per quanto mi riguarda so bene che la strada da percorrere è ancora lunga. Sarà necessario stabilizzare le terapie e cercare di porre rimedio ai danni vascolari provocati dalla dialisi ma non sarà un problema.
Una cosa adesso mi è molto chiara : ho imparato a non avere più paura. A sapere che non conta il tempo che passa ma le emozioni e solo quelle possono cambiare una vita e renderle il suo significato. A vivere ogni giorno nel modo più intenso possibile. A saper affrontare anche il gioco duro.
Ma al di là dell’atto medico e chirurgico l’anima del trapianto sta proprio in questa incredibile , indescrivibile emozione che è ormai certezza: quella di essere stata e di essere molto amata.
Grazie a tutti
P.s Dedicato a tutti i donatori
senza parole................ semplicemente ....la vita.... auguro con il cuore la stessa telefonata per mio zio
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